Legato ma libero

Quarantenne, con l’entusiasmo di un bambino, nel 2000 Patrick Berhault, fuoriclasse dell’arrampicata sportiva e dell’alpinismo, progetta e realizza la traversata delle Alpi: da Mojstrana (Slovenia) a Mentone (Francia), superando 140 km di dislivello in salita, di cui 22 di scalata in parete. Le imprese verticali sono quelle per le quali è noto, ma l’estensione dei tratti orizzontali è di gran lunga maggiore, e rende  il libro potenzialmente interessante tanto per un arrampicatore che per un escursionista.

E con l’entusiasmo del bambino è scritto il libro: spontaneo, semplice, genuino. Non si legge né di dita congelate né di viaggi interiori, piuttosto si ritrovano i momenti di un trekking: preparare il caffé scoprendo che non si hanno più bombolette, macinare km sotto un’acqua incessante, incontrare l’asfalto e le automobili dopo tanti giorni di isolamento selvaggio, e soffrirne. Qualche piccola emozione per il lettore, come riconoscere alcuni rifugi in cui si è dormito, ed un po’ di invidia, a leggere delle impressionanti medie giornaliere di marcia.
Sono molto belle anche le vie che Berhault scala, tanto su roccia nelle Dolomiti quanto su misto nelle Alpi occidentali, tra cui le tre classiche nord: Cervino, Eiger, Grandes Jorasses. E mai con l’ausilio di mezzi meccanici: per 167 giorni (riposi volontari e forzati compresi) si è spostato a piedi, a cavallo, in bicicletta.
Nel 2004 si impegna in un altro grande progetto, sempre nelle sue Alpi: l’avventura, amava infatti ripetere, è dietro casa, non occorre andare chissà dove. Scalare le 82 cime sopra i 4.000 metri in 82 giorni, insieme a Philippe Magnin. Il 28 aprile, al sessantesimo giorno di avventura, sul Taschhorn (Svizzera) una cornice di neve frana, e Berhault muore. Aveva 47 anni.
Durante la traversata delle Alpi sua figlia Coralie aveva scritto una lettera. “Questa traversata è la prova che la gente fa male ad abbandonare i propri sogni, a sottomettersi a una vita banale, senza scopi né interessi [...] Ho anche provato la fierezza di avere un padre diverso dagli altri. Al suo arrivo, mi sono sentita rasicurata e orgogliosa. Grazie papà, perché mi fai credere nei miei sogni. E’ la più bella lezione che un padre possa dare a sua figlia, e il più bel regalo” (p. 196).
(novembre 2007)
Recensione di:
Berhault, P.,
Legato ma libero (2001). Trad. it. CDA & Vivalda Editori, III rist. 2005.
(acquistato per 18 euro)
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