Caos calmo

L’idea è geniale. E suscita subito molte curiosità: come farà con il lavoro? non si annoierà? eccetera. Purtroppo l’autore si sottrae alla sfida che si è spontaneamente lanciato, rifuggendo in un fiorire artificiale di episodi, storie e storielle poco credibili e comunque poco interessanti. Alla fine, non succede mai niente. E, ahimé, ciò accade per quattrocento interminabili pagine.

Per cominciare, Veronesi supera Muccino e Volo scegliendo per il suo protagonista un mestiere ancora più raro del pubblicitario: il direttore di rete televisiva. Proviamo a contare: RAI uno, due e tre; Canale 5, Italia 1, Rete 4; Sky e La7; reti minori. Insomma, uno dei dieci/venti italiani (su 56 milioni!) che svolgono la professione di direttore di rete televisiva. Bah… molto, molto più interessante sarebbe stato vedere come se la sarebbe cavata un operaio edile oppure un bancario. Invece no. Anzi: non pago, Veronesi caratterizza ancor di più la propria creatura inventando per la sua azienda televisiva, francese, una fusione con un’azienda americana. Fusione aziendale caratterizzata da incertezza e colpetti di scena, all’interno dei quali trova giustificazione l’improbabile possibilità che un dirigente importante smetta di colpo di andare in ufficio ed inizi a lavorare dalla propria macchina. Parcheggiata fuori scuola ed equipaggiata con un fax (più, ovviamente, il cellulare)…

In una cornice così esile ed innaturale non sorprende poi che non ci siano idee importanti da sviluppare; la trama prosegue, lo ripetiamo, per episodi, storie e storielle poco credibili e comunque poco interessanti. Ed è tutto. Il fatto che abbia vinto il Premio Strega pregiudica fortemente il valore attribuibile a questo riconoscimento, senz’altro utile per vendere copie ma poco attendibile come indicatore di qualità.

(giugno 2007)
Recensione di:
Veronesi, S., Caos Calmo. Bompiani, 2006.
(letto in prestito)
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