Dalla premessa dell’autore: «Quando cerchiamo di trovare le cause di una sofferenza umana non siamo abituati a prendere in considerazione, tra esse, la nostra imperfezione psicofisica congenita. Questa omissione inconsapevole costituisce un ostacolo invisibile per la ricerca, la comprensione e la cura dei fenomeni ansiosi. D’altra parte è inconsueto incontrare un medico che, in cuor suo, ma talora anche esplicitamente, non consideri il corpo umano una macchina perfetta. Eppure le sofferenze provocate da dolori e paure inutili, fuori luogo, sproporzionati alla realtà, sono eventi quotidiani, legati non ai pericoli che corriamo davvero ma alla grossolona taratura dei nostri meccanismi di sopravvivenza [..] Parecchio tempo prima di nascere, quando siamo grandi appena qualche centimetro, la natura ci ha già dotato di un riflesso nervoso che servirà a difenderci dai pericoli che incontreremo nel mondo. Questo riflesso innato, che si chiama nocicettivo, si sviluppa poi in due grandi sistemi: quello del dolore, che funge da segnale di allarme se il corpo è danneggiato, e quello della paura, che serve a sfuggire i pericoli per evitare di essere danneggiati. È un dispositivo di difesa della vita efficace e sufficiente alla conservazione della specie e del suo perpetuarsi, ma così rozzo e approssimativo nei singoli individui da far pensare che abbiano ragione gli evoluzionisti quando sostengono che la natura ha a cuore solo gli interessi della specie ed è indifferente alla sorte degli individui, veicoli provvisori del DNA [...] Soffriamo dolori atroci per una colica renale che non rappresenta alcuna minaccia alla vita, mentre il dolore è assente quando si sta sviluppando un tumore [...] Non sono in grado di darmi una spiegazione convincente del perché ci sia, in noi, il sentimento e poi l’idea che l’uomo è creato perfetto, sebbene la concreta esperienza ce lo neghi di continuo. Evidentemente c’è ancora dentro di noi l’antichissima e prelogica ideologia dell’Uomo Perfetto, elemento fondante di molte religioni, una ideologia che serve a sentirsi diversi dagli animali, non dissimili dal divino, e potenzialmente immortali. Questa ideologia, questa emozione, persiste nei secoli e nei millenni malgrado il fatto, noto a tutti gli scienziati, che la legge dell’evoluzione postula una continua modificazione dell’organismo umano nel tempo, e quindi non può esistere nessun momento in cui siamo perfetti». | ||
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(aprile 2010) | ||
Recensione di: Della Seta, L., Debellare il senso di colpa. Contro l’ansia, contro la sofferenza psichica. Marsilio, 2005. (acquistato per 12 euro; tempo di lettura, 8 ore/treno) |